Pur ampiamente deluso dal sorprendente ingiustificato silenzio dell'autorità preposta al controllo del sistema bancario nazionale
sull'immane crac della PARMALAT, non è venuta meno la mia determinazione a ricercare qualcuno che avesse il coraggio civile
di fare piena luce sulle tante violazioni di legge perpretate per decenni nel corso della scandalosa vicenda.
Un silenzio che si è dimostrata una costante anche quando sono stati da me tirati in ballo noti uomini politici e altrettanto noti
responsabili di importanti testate giornalistiche.
Vale la pena a tal proposito volgere la massima attenzione ai comportamenti tenuti da alcuni dei suddetti personaggi iniziando
allorquando inviai sotto la data del 31/10/2003 una raccomandata all'allora Ministro dell'Economia e delle Finanze, On. Giulio
Tremonti, oggetto a quei tempi di giudizi nettamente negativi per i provvedimenti assunti dal suo Dicastero:
"Le aspre quanto pretestuose critiche - a cui il Governatore della Banca d'Italia sta sottoponendo la manovra economica per l'anno
2004 di cui Ella è l'indiscusso protagonista - richiedono un doveroso approfondimento, tanto più necessario considerata l'ingiusti-
ficata supponenza che manifesta il dr. Fazio allorchè pretende dal Governo quei comportamenti esemplari che egli colpevolmen-
te ignora o calpesta nello svolgimento delle sue delicate funzioni di "guardiano" del buon funzionamento dell'universo bancario.
Approfondimento che non può prescindere dalla consapevolezza che il risanamento economico di un paese è strettamente dipen-
dente dall'efficienza del suo sistema bancario, efficienza che - sarà bene sottolinearlo - deve far perno sulla capacità di quest'ul-
timo di: 1) gestire intelligentemente il pubblico denaro onde assicurare il dovuto sostegno agli investimenti necessari per uno svi-
luppo duraturo del paese; 2) produrre una redditività sufficiente non solo ad assorbire le eventuali perdite che possano derivare
dall'attività svolta ma anche ad affrontare le spese - non sopprimibili, pena l'uscita dal mercato - per un costante ammodernamen-
to del sistema stesso.
Ancor più ineludibili sono queste priorità ogni qual volta un paese si trovi nelle condizioni di dipendere quasi esclusivamente dal-
le banche come è proprio il caso dell'Italia dove: a) l'intermediazione finanziaria è sotto il controllo pressocchè totale delle azien-
de di credito; b) consistenti pacchetti azionari di molte tra le più importanti imprese pubbliche e private sono intestati alle banche,
le quali - proprio sulla base del vigente diritto societario - possono ora anche raccogliere liberamente le deleghe necessarie per
definire il destino delle imprese stesse!
Un potere enorme che si alimenta ogni giorno di più non trovando ostacolo alcuno sul suo cammino e potendo, altresì, godere
dell'appoggio incondizionato dell'Istituto di Emissione.
Nonostante questa situazione di indiscusso privilegio, l'intero universo bancario si presenta a tutt'oggi in condizioni a dir poco al-
larmanti, visto che evidenzia:
- margini di profitto tra i più bassi del mondo: si pensi che gli utili del sistema creditizio italiano si aggirano mediamente attorno al
2% del capitale a fronte di un tetto che si colloca abbondantemente al di sopra del 10% per i paesi anglosassoni e gli altri paesi
industrializzati!
- una gestione del credito a dir poco inefficiente se non scandalosa, che ha prodotto nel corso dell'ultimo decennio un ammontare
di sofferenze capace di erodere circa i 2/3 del patrimonio complessivo delle aziende del sistema e di incidere sul totale dei pre-
stiti erogati con poco meno di dieci punti percentuali che - secondo le rilevazioni della Banca dei Regolamenti Internazionali -
ci colloca nella poco gradita classifica mondiale al terzo posto dietro l'India, che evidenzia un rapporto superiore al 15% e a ridos-
so del Messico, che a sua volta registra una percentuale superiore al 12%!
Ma i responsabili bancari del nostro Paese - anzichè provvedere con la massima tempestività a rimuovere tutti coloro che questo
risultato catastrofico hanno prodotto con il loro irresponsabile scandaloso operato, altrimenti voluto - non trovano di meglio che
sollevare periodicamente e pretestuosamente un problema di esubero del personale, accampando come giustificazione la neces-
sità di ridurre i costi di gestione, volutamente dimenticando, però, che lasciando ai loro posti i protagonisti di tale scempio la situa-
zione non potrà che peggiorare trascinando così nel baratro la platea dei contribuenti italiani, i quali verranno chiamati, come
sempre, a ripianare i tanti errori prodotti da questa miope politica creditizia che continua imperterrita a premiare comportamenti
così irresponsabili!!!.
E ciò a voler prescindere dalla considerazione che l'esistenza di un problema di esubero del personale non può che sottintende-
re - in modo inequivocabile - una gestione di quest'ultimo più clientelare che efficientistico!
Dal canto suo, il Direttorio della Banca d'Italia, nella persona del suo Governatore pro-tempore - dopo aver indotto la "Vigilanza
sulle aziende di credito" a diluire il suo controllo sopratutto nei confronti delle maggiori banche, verso le quali sta adottando da
decenni un atteggiamento pericolosamente permissivo, che ha consentito loro di ritagliarsi "una nicchia" priva di controlli reali,
causa non ulltima dei tanti clamorosi scivoloni dagli effetti devastanti quali quelli che hanno avuti come protagonisti le banche di
Michele Sindona ed il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi o delle disastrose operazioni compiute dalla Banca Nazionale del
Lavoro, dal Banco di Napoli, dal Banco di Sicilia etc. - è giunto persino ad attribuire alle aziende del sistema la facoltà di cedere
pro-soluto, a fronte di contropartite di ammontare ridicolo, crediti in sofferenza di difficile esazione, autorizzandole in buona so-
stanza a portare a spese del conto economico dei loro bilanci annuali il risultato della loro scandalosa inefficienza o della loro
compromettente gestione del denaro pubblico (che di questo, purtroppo, si tratta!), concorrendo così a sottrarre all'erario migliaia
di miliardi di vecchie lire, che altrimenti verrebbero tassati a totale beneficio del deficit statale ed a conseguente parziale ristoro
del pesantissimo prelievo fiscale oggi gravante sui contribuenti italiani!!!
A questa carenza di controlli si è accompagnato, altresì, uno sviluppo caotico, improduttivo e non sempre lineare dello stesso
sistema bancario."
Un caso emblematico sui tanti: la metamorfosi subita dalla Cassa di Risparmio di Roma che - partita da un livello dimensionale
poco più che regionale - è venuta, con spericolate operazioni che appaiono in verità ancora oggi del tutto incomprensibili sotto
qualsiasi profilo, ad assorbire aziende di molto più rilevanti dimensioni (Banco di Santo Spirito e Banco di Roma) dando vita
alla Banca di Roma, che si sta delineando come il più grande "carrozzone" di tutta la storia bancaria italiana (cfr. copia degli
esposti).
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Partecipazioni che, in verità, nulla avrebbero a che spartire con il risanamento aziendale delle incorporate (le reali motivazioni
essendo quelle dettagliatamente descritte nel precitato esposto n.3) e che stanno lì a testimoniare quali siano in buona sostanza
le autentiche finalità perseguite dal Direttorio della Banca d'Italia in questo crescendo di legami inquietanti!!!!
Altro che ultimo bastione di efficienza e di professionalità da utilizzare - come afferma la stampa di regime riferendosi alla Banca
d'Italia - per la salvezza del nostro Paese.
Da rilevare, altresì, l'ulteriore nulla osta concesso alla Banca di Roma a far luogo all'acquisizione di una consistente
partecipazione in "Mediobanca" - il vecchio salotto della finanza italiana - con conseguente inserimento di un proprio rappresen-
tante nel Consiglio di Amministrazione di detto Istituto (Vice Presidenza) al fine verosimile di consentire alla Banca di Roma di
seguire da vicino tutte le operazioni più rilevanti che si realizzino nel nostro Paese|
Tutto ciò è potuto accadere e accade in quanto la Banca d'Italia - a cui per legge è damandato il delicato compito di sottoporre
a periodici controlli le aziende di credito del sistema - ha riservato alla "Vigilanza Centrale" le verifiche sui medi e grandi
organismi (quelli, cioè, che risultano ai fatti detenere il potere finanziario) lasciando alla iniziativa delle proprie filiali periferiche
il solo controllo sui piccoli organismi (quasi tutte le banche popolari e le aziende di credito cooperativo).
Sulla base di tali controlli, il Direttorio ed i Responsabili pro-tempore della "Vigilanza Centrale" sono andati tessendo una serie
di rapporti privilegiati che hanno consentito loro di "posizionare" presso ben individuate aziende del sistema innumerevoli paren-
ti, amici ed ex dipendenti della Banca d'Italia "di stretta osservanza" (cfr.esposti n.1 e 2)-
Con tale scenario, come si può pensare ad un corretto svolgimento dell'attività di controllo dell'Istituto di Emissione? Come si può
escludere che la stessa attività di controllo possa essere oggetto in qualsiasi momento di pesanti condizionamenti?
Va da sè che per superare un siffatto imperante malcostume - tanto più desolante sol che si pensi che stiamo parlando di un
settore trainante di tutta l'economia - non sembra sussistere altra soluzione che il decentramento sia nei suoi risvolti di controllo
sul sistema bancario sia in quelli puramente amministrativi come autorizzazion, etc.; decentramento che, ovviamente, non potrà
prescindere dall'assetto istituzionale che andrà ad assumere lo stato italiano a seguito delle auspicabili riforme istituzionali.
Da sottolineare, peraltro, la circostanza che una siffatta iniziativa ci metterebbe finalmente in sintonia con gli altri paesi dell'Unio-
ne europea, dove da anni il controllo sulle aziende di credito viene svolto da soggetto diverso dalla Banca Centrale!
Varrà la pena ricordare, infine, che la realtà di ogni giorno si incarica di dimostrare l'assoluta necessità di interventi tempestivi
ogni qual volta si è in presenza di situazioni alquanto compromettenti; ciò al fine di evitare che la gramigna attecchisca a tal
punto da renderla non più estirpabile".
Pur regolandosi al pari di coloro che lo avevano preceduto in ordine allo scottante argomento e, quindi, guardandosi bene dal
richiedermi le opportune delucidazioni e puntualizzazioni sui mancati doverosi controlli da parte dell'Istituto di Emissione, l'On.
Tremonti non rinunciò, ai fatti, a far proprie le mie considerazioni nel senso che a partire dalla data di ricezione della mia racco-
mandata non perse occasione per mettere sistematicamente in discussione la credibilità del Governatore Fazio prendendo a pre-
testo di volta in volta le sue valutazioni sullo stato di salute dell'azienda Italia, da lui ritenute scarsamente attendibili e per questo
del tutto fuorvianti..
Al di là della mancata ufficializzazione dell'approfondimento da me reiteratamente richiesto, era una implicita conferma dell'atten-
dibilità e della ragionevolezza delle tesi da me esposte.