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Le devastanti conseguenze derivanti dalle tante omissioni poste in essere dalla Banca d'Italia nella sua attività di vigilanza sul sistema bancario

05.03.2014 12:12

Con raccomandata inviata in data 12/11/1992 richiamavo l'attenzione dell'allora Governatore della Banca d'Italia, dr. Carlo Aze-

lio Ciampi, sulla esistenza di procedure non regolari messe in opera da una Cassa di Risparmio a rilevanza nazionale presente

nella capitale facendo  così presente nella circostanza:

"Ove a ciò si aggiunga il fatto che sono ormai anni che la nostra città è percorsa da consulenti bancari che offrono un percorso

"privilegiato per l'ottenimento di mutui e finanziamenti  dietro versamento di una percentuale sull'erogato che andrebbe dal 4%

"al 10% a seconda delle "difficoltà" da superare, il quadro che ne viene fuori non è certo dei più esaltanti.

"Che un tale prelievo lo si possa, poi, far rientrare nel novero delle "tangenti" - tanto di moda in questi tempi - o del "pizzo" di si-

"ciliana memoria o di qualcos'altro non fa in verità molta differenza, resta invece lo squallore di una realtà che andrebbe combat-

"tuta con tutti i mezzi disponibili, sopratutto da parte di chi - come la Banca d'Italia - è istituzionalmente deputata al controllo del

"sistema bancario.

"Quale migliore occasione per un salutare quanto necessario controllo in un settore che la fusione delle tre banche ha reso ancor

"più delicato?

"Ma l'occasione è stata fatta cadere.

Questo inaccettabile disinteresse mostrato ancora una volta dall'Organo di Vigilanza ha avuto come prevedibile conseguenza

il diffondersi del devastante fenomeno a livello nazionale come sta lì a dimostrarlo incontestabilmente il recente malaffare emer-

so in occasione delle concessioni delle linee di credito da parte  del Monte dei Paschi di Siena.

Ben altra sarebbe stata la situazione del settore se detto Organo di Vigilanza non avesse da fin troppo tempo diluito il proprio

controllo sull'universo bancario pur essendo stato lo stesso funestato in un passato piuttosto recente da scandali di rovinose

proporzioni.

Ciò è potuto accadere a causa del gretto centralismo attuato da decenni dalla Banca d'Italia - cui per legge è demandato il de-

licato compito di sottoporre a periodici controlli le aziende di credito del sistema - di riservare a sè ed alla sua Vigilanza Cen-

trale la verifica sulle medie e grandi banche (quelle, cioè, che risultano ai fatti detenere il potere finanziario) lasciando alle pro-

prie filiali periferiche il solo controllo sui piccoli organismi.

Sulla base, poi, di tali controlli il Direttorio ed i responsabili della Vigilanza Centrale pro-tempore sono andati tessendo una se-

rie di rapporti privilegiati che hanno consentito loro non solo di posizionare presso ben individuate aziende del sistema innume-

revoli dirigenti della Banca d'Italia di "stretta osservanza" ma anche di ottenere dalle stesse l'appoggio incondizionato per una 

serie di operazioni a sostegno di talune grandi imprese gradite ai vertici stessi.

Quale allora la terapia d'urto per riportare alla normalità un settore così delicato?

Non sembra sussistere altra soluzione che la separazione dalla Banca d'Italia dell'attività di controllo sul sistema bancario, se-

parazione che ci metterebbe finalmente in sintonia con gli altri paesi dell'Unione Europea, dove da anni il controllo sulle azien-

de di credito viene svolto da soggetti diversi dalla Banca Centrale.

Dr. Domenico Mastropasqua, già Ispettore della Banca d'Italia e già Ispettore Tributario.