Riprendiamoci il nostro destino!

LA NUOVA FRONTIERA DELL'ITALIA REPUBBLICANA.



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A chiusura  di questo deludente percorso a seguito della suesposta indifferenza mostrata dai personaggi da me coinvolti sulla spi-

nosa vicenda del crac PARMALAT, decisi di tentare ancora una volta di interessare la stampa quotidiana intrattenendo il nuovo 

Direttore di "LIBERO" come pure de "IL GIORNALE" e de "LA PADANIA" con la raccomandata del 26 ottobre 2009 il cui testo si

riporta qui di seguito nei suoi passi più rilevanti:

"Le durissime polemiche che da fin troppo tempo vengono fomentate da una sinistra immotivatamente arrogante e tutt'altro che im-

"mune da pesanti fenomeni corruttivi che periodicamente coinvolgono i suoi stessi rappresentanti richiederebbero, a mio modesto

"avviso, non solo puntigliose risposte volte a ripristinare un minimo di verità sulle problematiche sollevate ma anche congrue ini-

"ziative finalizzate a portare allo scoperto episodi a dir poco sconcertanti  che hanno visto come protagonisti in negativo proprio 

"alcuni dei suoi esponenti la cui peculiare attività è quella di inveire contro il Presidente del Consiglio senza peraltro fornire mate-

"riale probante a sostegno delle loro deliranti accuse.

"Come pure andrebbero adeguatamente evidenziate, senza sconti per nessuno, le devastanti omissioni  compiute da autorevoli

"personaggi - rientranti a pieno titolo nel variegato palcoscenico italiano sinistroide - i quali, dimentichi delle pesanti responsabi-

"lità a loro derivanti dalle importanti cariche ricoperte, hanno consentito a certi ben individuati avventurieri che scorazzano da de-

"cenni nel mondo bancario nazionale di farsi artefici di colossali crac come quello - ultimo soltanto in ordine temporale - collegato

"alla vicenda PARMALAT.

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"Com'era facilmente prevedibile ne è seguito un silenzio assoluto!!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sempre inseguendo un modo nuovo di fare politica con protagonisti che si impegnino responsabilmente ad anteporre gli interessi

dei cittadini a quelli personali o clientelari, accolsi l'invito di un amico di vecchia data a partecipare ad un convegno promosso nel-

la primavera del 2005 dalla parlamentare europea, On. Luciana Sbarbati, che aveva da poco tempo costituito il "Movimento dei   

Repubblicani Europei", finalizzato a riproporre in campo nazionale, con fermezza e determinazione, l'etica mazziniana per tentare  

di arginare in qualche modo l'inarrestabile caduta della credibilità del paese Italia nel contesto europeo.

A questo convegno l'On. Sbarbati - dopo essersi intrattenuta a lungo con visibile emozione sulla casualità del suo ingresso in poli-

tica, dovuto unicamente al pressante invito a lei rivolto dal compianto Sen. Giovanni Spadolini, che l'aveva in grande stima - ri-

chiamò l'attenzione dei presenti sulla assoluta necessità di combattere con tutti i mezzi la corruzione ormai dilagante in ogni set-

tore della vita civile.

Non volendo tralasciare alcunchè di intentato, decisi di aderire al movimento consegnandoLe "brevi manu" i miei primi tre esposti

ed inviandoLe gli ultimi due alla sede di Bruxelles del Parlamento Europeo molto confidando in questo suo sbandierato impegno

per poter avviare tutte quelle iniziative occorrenti a far piena luce sull'immane crac della PARMALAT.

Ma pur avendo, come di consueto, richiesto reiteratamente di poterLa incontrare di persona, non mi fu mai offerta questa occasio-

ne a motivo dei suoi tanti impegni che, però, non Le impedivano di ricevere tanta altra gente per i più svariati motivi.

Una delusione tanto più grande in quanto accompagnata dall'amarezza di vedere calpestati - proprio da chi li aveva ritenuti irri-

nunciabili - quei principi morali che sono alla base dell'ottica mazziniana.

E' appena il caso di sottolineare come questo ostentato disinteresse - che i politici di casa nostra mostrano ogniqualvolta si trovino

difronte a vicende di grande degrado sociale che coinvolgono i potenti di turno - accomuni senza eccezione alcuna tutti i raggrup-

pamenti dei partiti dell'arco costituzionale.

E sta proprio qui il vero dramma del nostro martoriato Paese visto che la nostra classe politica non si rende ancora conto di cam-

minare da fin troppo termpo sul ciglio di un baratro che prima o poi non potrà che portare a dissoluzione irreversibile!

 

.

 

 

 

 

 

 

Risultati vani i reiterati tentativi di coinvolgere esponenti della politica e della stampa quotidiana sulla disastrosa situazione morale

del nostro Paese, pensai bene di allargare l'orizzonte di questa mia indagine intrattenendo sull'argomento l'allora Presidente di 

Confindustria, Luca Cordero di Montezemolo, con la raccomandata del 10 gennaio 2006, il cui contenuto qui si  ripropone:

"Le considerazioni da Lei svolte nell'articolo "Da crisi e scandali l'Italia può uscirne" apparso  sul "S0LE/24 ORE" del dicembre u.s

"mi sono giunte assai gradite non solo per la grande autorevolezza di chi le ha formulate ma sopratutto per la Sua indomabile vo-

"lontà di ricercare puntigliosamente tutte quelle iniziative atte a trarre il nostro bistrattato Paese dalle pastoie di una economia da

"troppo tempo stagnante che sta avendo un impatto devastante sul futuro dei nostri figli.

"Mi riferisco in particolare a quanto da Lei così sottolineato: "In generale sentiamo un forte bisogno di persone per bene, di gente

"che faccia bene il proprio mestiere e che sia pronta in ogni momento a rispondere di quello che fa e come lo fa. Purtroppo manca-

"no etica e senso dello stato". In proposito - come peraltro facilmente rilevabile dall'esame dell'esposto inviatoLe in data 22/8/2005

"ed anche degli altri due qui acclusi in copia- non ho mai mancato nel corso della mia attività lavorativa di uniformarmi proprio a

"quei principi da Lei ritenuti a ragione essenziali per un corretto ed ordinato sviluppo della nostra economia.

"Devo, purtuttavia, ammettere con grande rammarico che queste qualità non hanno trovato in passato nè molti estimatori nè tanto-

"meno riconoscimenti di sorta.

Ciò detto, nell'intento, poi, di verificare se queste sbandierate finalità programmatiche - portate avanti da un così autorevole perso-

naggio del firmamento economico italiano all'epoca anche portavoce della quasi totalità delle imprese operanti sul nostro territo-

rio - avessero un riscontro concreto nella realtà quotidiana, mi sembrò doveroso, in chiusura di questa mia raccomandata, offrir-

gli la mia piena disponibilità per il raggiungimento di un siffato impegnativo traguardo così precisando: "Sarebbe, pertanto, motivo

di orgoglio per me se potessi fornirLe una qualche collaborazione nei modi e nei termini che Ella riterrà opportuni nel presuppo-

sto che il cammino da percorrere è ancora lungo ed irto di grandi difficoltà......".

L'assoluto silenzio che  ne seguì costituisce, a ben vedere, l'ennesima conferma della manifesta incoerenza comportamentale dei

preposti alle nostre istituzioni i quali - pur non mancando in ogni occasione di lamentarsi per l'esistenza di macroscopiche incon-

gruenze nella gestione del Paese - si guardano bene dall'assumere nel loro ambito tutte quelle iniziative idonee proprio alla appli-

cazione concreta di quanto da loro auspicasto.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nonostante le tante cocenti delusioni derivanti dall'inaccettabile indifferenza mostrata dai personaggi politici da me intrattenuti in

precedenza sulla scandalosa vicenda dell'immane crac della Parmalat, non volli rinunciare a proseguire nel cammino intrapreso

coivolgendo questa volta la stampa nazionale nella persona dell'allora Direttore del quotidiano "LIBERO", dr. Vittorio Feltri, in ra-

gione del suo conclamato impegno a portare a conoscenza dell'opinione pubblica le tante prevaricazioni e malversazioni che con

troppa frequenza si compiono nel nostro bistrattato Paese.

Ciò che feci con raccomandata del 10/3/2005, che qui si ripropone nella sua interezza:

"Le durissime polemiche che periodicamente si scatenano in occasione delle nomine più prestigiose (o delle relative conferme)

 negli Enti a rilevanza nazionale evidenziano senza ombra di dubbio la grande difficoltà che i nostri Governanti incontrano nel 

 riadattare la loro contorta mentalità alle sacrosanti aspettative degli italiani di vedere finalmente applicato quell'irrinunciabile cri-

 terio di selezione che ponga nel giusto risalto l'onestà e la professionalità dei prescelti a tali incarichi.

 Tanto più se la scelta da operare è notoriamente delicata come nel caso se convenga o meno fissare un limite temporale al man-

 dato di Governatore della Banca d'Italia, considerata l'ampia autonomia decisionale di cui gode il nostro Istituto di Emissione.

 Che esista un problema di definizione di siffatto limite  non lo nega più nessuno ma ritenere che sia soltanto questo il problema

 è una semplificazione da prima Repubblica, non più accettabile perchè scopertamente finalizzato a distogliere l'opinione pubblica

 dall'aspetto più rilevante che è quello, invero, della corretta gestione di tale importantissimo Istituto!

 Ed è proprio su quest'ultimo delicatissimo tema che io desidero richiamare la Sua autorevole attenzione considerato che i mag -

 giori scandali che stanno da tempo funestando questo nostro bistrattato Paese - il clamoroso crac della "Parmalat" è soltanto il

 più recente - chiamano pesantemente in causa proprio la responsabilità dei vertici della Banca d'Italia, i quali sono soliti preten-

 dere dai Governanti quei "comportamenti esemplari" che essi deliberatamente ignorano o calpestano nello svolgimento delle lo-

 ro funzioni!.

 Poichè Ella, con il Suo quotidiano, ha avviato da tempo una sacrosanta battaglia per combattere con ogni mezzo le innumerevoli

 "rendite di posizione" dei tanti alti burocrati che infestano il nostro Paese, è mia profonda convinzione che Ella rappresenti ai fatti

 la vera ultima spiaggia per portare a conoscenza dell'opinione pubblica gli ambigui retroscena di questa vergognosa intollerabile

 gestione del caso "Parmalat" così come portato avanti dai Responsabili dell'Istituto di Emissione, tuttora in attività!

 A tal fine provvedo a rimetterLe: a) copia delle due raccomandate  fatte tenere all'allora Governatore della Banca d'Italia, dr. Car-

 lo Azelio Ciampi; b) copia dei quattro esposti inoltrati alle Procure competenti alle date rispettivamente del 18/10/1993, 16/9/19,

 15/9/1995 e 12/1/2004 in ordine ai mancati inspiegabili (ma non del tutto!) controlli che la "Vigilanza sulle aziende di credito" a-

 vrebbe dovuto doverosamente effettuare nei confronti del Gruppo Cassa di Risparmio di Roma a seguito delle puntuali segna-

 lazioni fatte avere da un suo Ispettore proprio della "Vigilanza Centrale".

 Non si può, per altro verso, sottacere come quei "legami inquietanti" intercorrenti tra il dr. Fazio ed il dr. Desario da una parte ed il

 rag. Geronzi dall'altra siano arrivati a tal punto di sfrontatezza da costringere l'uomo della strada ad assistere allo squallido duetto

 di un Governatore della Banca d'Italia che, forte della propria autorità e fiducioso nella propria impunità, si fa garante senza alcun

 pudore del corretto comportamento dei Responsabili del Gruppo "Cassa di Risparmio di Roma" e del Presidente di quest'ultimo

 che si spertica in tutti i luoghi per dimostrare la grande utilità per il sistema creditizio Italia di assicurare il mandato a vita all'attua-

 le Governatore!

 Aberrante, soltanto aberrante!

 Nel ringraziarLa per la cortese attenzione che Ella vorrà riservare a questa sconcertante pericolosissima vicenda - manifestamen-

 te foriera di prevedibili ulteriori catastrofi finanziarie che chiameranno in ballo, come di consueto, gli ignari contribuenti italiani già

 fin troppo tartassati - desidero fin d'ora assicurarLe la mia assoluta disponibilità ad offrirLe ogni utile ragguaglio".

 L'assoluto silenzio che ne seguì lascia chiaramente intendere che il Direttore Feltri ha verosimilmente ritenuto che il crac della

 PARMALAT - pur con i suoi 14 miliardi di Euro di perdite pari a circa 28 mila miliardi delle vecchie lire - non debba poi conside-

 rarsi così dirompente visto che a pagare le micidiali conseguenze sono state appena poche decine di migliaia di risparmiatori,

 peraltro colpevoli di aver riposto troppa fiducia nell'operato delle autorità preposte alla regolamentazione del delicatissimo com-

 parto bancario/finanziario

 

 

 

 

Ancuni giorni dopo l'invio della raccomandata all'On. Giulio Tremonti, volli, in data 7/11/2003, intrattenere sullo scandaloso modo

di procedere dei Vertici della Banca d'Italia  il Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera dei deputati, On. 

Bruno Tabacci, al quale provvidi a rappresentare lo stato di grave compromissione del nostro sistema bancario sulla base sia del-

le considerazioni da me svolte in occasione  dell'invio della raccomandata all'On. Tremonti sia delle conclusioni raggiunte nei tre

citati esposti all'uopo fatti tenere nella circostanza, non mancando in chiusura del foglio di così precisare:

"A tale proposito, ho ritenuto doveroso sottoporre un siffatto scenario alla Sua autorevole attenzione, memore delle tante perples-

 sità da Lei manifestate a mezzo stampa in ordine sia al discutibile contributo dato dalle banche del sistema allo sviluppo del no-

 stro Paese sia alla carente azione di controllo svolta dalla Banca d'Italia sul sistema stesso."

Sorprendentemente l'On. Tabacci mi rispose con foglio del 13/11/2003 di cui si riporta qui si seguito il testo:

"La ringrazio molto per le note che mi ha inviato il 7 novembre u.s.

 Come Lei probabilmente sa nel gennaio 2001 ho presentato una proposta di legge di riordino delle autorità indipendenti.

 Ne trasmetto una copia. Molte delle questioni che Lei solleva sono originate dal contrasto di interessi tra la vigilanza e la legisla-

 zione del sistema bancario.

 Le Sue osservazioni lo confermano ampiamente.

 Ci sarà sicuramente occasione per scambiare qualche opinione più approfondita".

Molto contando sul suo dichiarato intendimento di cogliere l'occasione per un utile approfondimento sulle tante anomalie esistenti 

nel settore bancario, mi sembrò assolutamente doveroso porre mano ad una nuova raccomandata a lui diretta in data 15/1/2004

il cui contenuto qui si ripropone:

"Come da intese intercorse per le vie telefoniche, sono qui a rimetterLe copia, con i relativi allegati, del nuovo esposto - inviato

 il 12 corrente ai Pubblici Ministeri, dr. Francesco Greco e dott.sse Silvana Cavallari e Antonella Ioffredi - con il quale ho provve-

 duto a fare maggiore chiarezza su taluni aspetti, illustrati in precedenza, verosimilmente rilevanti per l'indagine sul crac PARMA-

 LAT".

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Sperando di poterLa incontrare al più presto.........".

L'assoluto silenzio dietro il quale si trincerò l'On. Tabacci costituisce a ben vedere l'ennesima dimostrazione del modo tutto parti-

colare di procedere dei politici nostrani dediti da fin troppo tempo ad esaurire il loro delicato compito inseguendo da una parte fi-

ni smaccatamente utopistici - e per questo mai raggiungibili - e dall'altra ben attenti a non calpestare i piedi alle persone eccellen-

ti o ai potenti di turno onde evitare possibili ripercussioni negative sulle loro inesauribili ambizioni carrieristiche!!!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pur ampiamente deluso dal sorprendente ingiustificato silenzio dell'autorità preposta al controllo del sistema bancario nazionale

sull'immane crac della PARMALAT, non è venuta meno la mia determinazione a ricercare qualcuno che avesse il coraggio civile

di fare piena luce sulle tante violazioni di legge perpretate per decenni nel corso della scandalosa vicenda.

Un silenzio che si è dimostrata una costante anche quando sono stati da me tirati in ballo noti uomini politici e altrettanto noti 

responsabili di importanti testate giornalistiche.

Vale la pena a tal proposito volgere la massima attenzione ai comportamenti tenuti da alcuni dei suddetti personaggi iniziando

allorquando inviai sotto la data del 31/10/2003 una raccomandata all'allora Ministro dell'Economia e delle Finanze, On. Giulio

Tremonti, oggetto a quei tempi di giudizi nettamente negativi per i provvedimenti assunti dal suo Dicastero:

"Le aspre quanto pretestuose critiche - a cui il Governatore della Banca d'Italia sta sottoponendo la manovra economica per l'anno

2004 di cui Ella è l'indiscusso protagonista - richiedono un doveroso approfondimento, tanto più necessario considerata l'ingiusti-

ficata supponenza che manifesta il dr. Fazio allorchè pretende dal Governo quei comportamenti esemplari che egli colpevolmen-

te ignora o calpesta nello svolgimento delle sue delicate funzioni di "guardiano" del buon funzionamento dell'universo bancario.

Approfondimento che non può prescindere dalla consapevolezza che il risanamento economico di un paese è strettamente dipen-

dente dall'efficienza del suo sistema bancario, efficienza che - sarà bene sottolinearlo - deve far perno sulla capacità di quest'ul-

timo di: 1) gestire intelligentemente il pubblico denaro onde assicurare il dovuto sostegno agli investimenti necessari per uno svi-

luppo duraturo del paese; 2) produrre una redditività sufficiente non solo ad assorbire le eventuali perdite che possano derivare 

dall'attività svolta ma anche ad affrontare le spese - non sopprimibili, pena l'uscita dal mercato - per un costante ammodernamen-

to del sistema stesso.

Ancor più ineludibili sono queste priorità ogni qual volta un paese si trovi nelle condizioni di dipendere quasi esclusivamente dal-

le banche come è proprio il caso dell'Italia dove: a) l'intermediazione finanziaria è sotto il controllo pressocchè totale delle azien-

de di credito; b) consistenti pacchetti azionari di molte tra le più importanti imprese pubbliche e private sono intestati alle banche,

le quali - proprio sulla base del vigente diritto societario - possono ora anche raccogliere liberamente le deleghe necessarie per

definire il destino delle imprese stesse!

Un potere enorme che si alimenta ogni giorno di più non trovando ostacolo alcuno sul suo cammino e potendo, altresì, godere

dell'appoggio incondizionato dell'Istituto di Emissione.

Nonostante questa situazione di indiscusso privilegio, l'intero universo bancario si presenta a tutt'oggi in condizioni a dir poco al-

larmanti, visto che evidenzia: 

- margini di profitto tra i più bassi del mondo: si pensi che gli utili del sistema creditizio italiano si aggirano mediamente attorno al

 2% del capitale a fronte di un tetto che si colloca abbondantemente al di sopra del 10% per i paesi anglosassoni e gli altri paesi

 industrializzati!

- una gestione del credito a dir poco inefficiente se non scandalosa, che ha prodotto nel corso dell'ultimo decennio un ammontare

 di sofferenze capace di erodere circa i 2/3 del patrimonio complessivo delle aziende del sistema e di incidere sul totale dei pre-

 stiti erogati con poco meno di dieci punti percentuali che - secondo le rilevazioni della Banca dei Regolamenti Internazionali -

 ci colloca nella poco gradita classifica mondiale al terzo posto dietro l'India, che evidenzia un rapporto superiore al 15% e a ridos-

 so del Messico, che a sua volta registra una percentuale superiore al 12%!

Ma i responsabili bancari del nostro Paese - anzichè provvedere con la massima tempestività a rimuovere tutti coloro che questo

risultato catastrofico hanno prodotto  con il loro irresponsabile scandaloso operato, altrimenti voluto - non trovano di meglio che

sollevare periodicamente e pretestuosamente un problema di esubero del personale, accampando come giustificazione la neces-

sità di ridurre i costi di gestione, volutamente dimenticando, però, che lasciando ai loro posti i protagonisti di tale scempio la situa-

zione non potrà  che peggiorare trascinando così nel baratro la platea dei contribuenti italiani, i quali verranno chiamati, come

sempre, a ripianare i tanti errori prodotti da questa miope politica creditizia che continua imperterrita a premiare comportamenti

così irresponsabili!!!.

E ciò a voler prescindere dalla considerazione che l'esistenza di un problema di esubero del personale non può che sottintende-

re - in modo inequivocabile - una gestione di quest'ultimo più clientelare che efficientistico!

Dal canto suo, il Direttorio della Banca d'Italia, nella persona del suo Governatore pro-tempore - dopo aver indotto la "Vigilanza

sulle aziende di credito" a diluire il suo controllo sopratutto nei confronti delle maggiori banche, verso le quali sta adottando da 

decenni un atteggiamento pericolosamente permissivo, che ha consentito loro di ritagliarsi "una nicchia" priva di controlli reali,

causa non ulltima dei tanti clamorosi scivoloni dagli effetti devastanti quali quelli che hanno avuti come protagonisti le banche di

Michele Sindona ed il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi o delle disastrose operazioni compiute dalla Banca Nazionale del

Lavoro, dal Banco di Napoli, dal Banco di Sicilia etc. - è giunto persino ad attribuire alle aziende del sistema la facoltà di cedere 

pro-soluto, a fronte di contropartite di ammontare ridicolo, crediti in sofferenza di difficile esazione, autorizzandole in buona so-

stanza a portare a spese del conto economico dei loro bilanci annuali il risultato della loro scandalosa inefficienza o della loro

compromettente gestione del denaro pubblico (che di questo, purtroppo, si tratta!), concorrendo così a sottrarre all'erario migliaia

di miliardi di vecchie lire, che altrimenti verrebbero tassati a totale beneficio del deficit statale ed a conseguente parziale ristoro

del pesantissimo prelievo fiscale oggi gravante sui contribuenti italiani!!!

A questa carenza di controlli si è accompagnato, altresì, uno sviluppo caotico, improduttivo e non sempre lineare dello stesso

sistema bancario."

Un caso emblematico sui tanti: la metamorfosi subita dalla Cassa di Risparmio di Roma che - partita da un livello dimensionale

poco più che regionale - è venuta, con spericolate operazioni che appaiono in verità ancora oggi del tutto incomprensibili sotto

qualsiasi profilo, ad assorbire aziende di molto più  rilevanti dimensioni (Banco di Santo Spirito e Banco di Roma) dando vita

alla Banca di Roma, che si sta delineando come il più grande "carrozzone" di tutta la storia bancaria italiana (cfr. copia degli 

esposti).

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Partecipazioni che, in verità, nulla avrebbero a che spartire con il risanamento aziendale delle incorporate (le reali motivazioni

essendo quelle dettagliatamente descritte nel precitato esposto n.3) e che stanno lì a testimoniare quali siano in buona sostanza

le  autentiche finalità perseguite dal Direttorio della Banca d'Italia in questo crescendo di legami inquietanti!!!!

Altro che ultimo bastione di efficienza e di professionalità da utilizzare - come afferma la stampa di regime riferendosi alla Banca

d'Italia - per la salvezza del nostro Paese.

Da rilevare, altresì, l'ulteriore nulla osta concesso alla Banca di Roma a far luogo all'acquisizione di una consistente 

partecipazione in "Mediobanca" - il vecchio salotto della finanza italiana - con conseguente inserimento di un proprio rappresen-

tante nel Consiglio di Amministrazione di detto Istituto (Vice Presidenza) al fine verosimile di consentire alla Banca di Roma di 

seguire da vicino tutte le operazioni più rilevanti che si realizzino nel nostro Paese|

Tutto ciò è potuto accadere e accade in quanto la Banca d'Italia - a cui per legge è damandato il delicato compito di sottoporre

a periodici controlli le aziende di credito del sistema - ha riservato alla "Vigilanza Centrale" le verifiche sui medi e grandi                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                          

organismi (quelli, cioè, che risultano ai fatti detenere il potere finanziario) lasciando alla iniziativa delle proprie filiali periferiche

il solo controllo sui piccoli organismi (quasi tutte le banche popolari e le aziende di credito cooperativo).

Sulla base di tali controlli, il Direttorio  ed i Responsabili pro-tempore della "Vigilanza Centrale" sono andati tessendo una serie

di rapporti privilegiati che hanno consentito loro di "posizionare" presso ben individuate aziende del sistema  innumerevoli paren-

ti, amici ed ex dipendenti della Banca d'Italia "di stretta osservanza" (cfr.esposti n.1 e 2)-

Con tale scenario, come si può pensare ad un corretto svolgimento dell'attività di controllo dell'Istituto di Emissione? Come si può

escludere che la stessa attività di controllo possa essere oggetto in qualsiasi momento di pesanti condizionamenti?

Va da sè che per superare un siffatto imperante malcostume - tanto più desolante sol che si pensi che stiamo parlando di un

settore trainante di tutta l'economia - non sembra sussistere altra soluzione che il decentramento  sia  nei suoi risvolti di controllo 

sul sistema bancario sia in quelli puramente amministrativi come autorizzazion, etc.; decentramento che, ovviamente, non potrà 

prescindere dall'assetto istituzionale che andrà ad assumere lo stato italiano a seguito delle auspicabili riforme istituzionali.

Da sottolineare, peraltro, la circostanza che una siffatta iniziativa ci metterebbe finalmente in sintonia con gli altri paesi dell'Unio-

ne europea, dove da anni il controllo sulle aziende di credito viene svolto da soggetto diverso dalla Banca Centrale!

Varrà la pena ricordare, infine, che la realtà di ogni giorno si incarica di dimostrare l'assoluta necessità di interventi tempestivi

ogni qual volta si è in presenza di situazioni alquanto compromettenti; ciò al fine di evitare che la gramigna attecchisca a tal 

punto da renderla non più estirpabile". 

Pur regolandosi al pari di coloro che lo avevano preceduto in ordine allo scottante argomento e, quindi, guardandosi bene dal

richiedermi le opportune delucidazioni e puntualizzazioni sui mancati doverosi controlli da parte dell'Istituto di Emissione,  l'On.

Tremonti non rinunciò, ai fatti, a far proprie le mie considerazioni nel senso che a partire dalla data di ricezione della mia racco-

mandata non perse occasione per mettere sistematicamente in discussione la credibilità del Governatore Fazio prendendo a pre-

testo di volta in volta le sue valutazioni sullo stato di salute dell'azienda Italia, da lui ritenute scarsamente attendibili e per questo

del tutto fuorvianti..

Al di là della mancata ufficializzazione dell'approfondimento da me reiteratamente richiesto, era una implicita conferma dell'atten-

dibilità e della ragionevolezza delle tesi da me esposte.

               

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                

            

                                                                                                                                                                                                                                     

 

Sempre nell'intento di fare piena luce sull'immane crac della PARMALAT, che ha visto il palese coinvolgimento di alcuni ben noti personaggi del nostro sistema bancario, rimasti a tutt'oggi del tutto defilati, trascrivo qui di seguito il contenuto della raccomandata inviata il 10 dicembre 2012 al nostro Presidente della Repubblica:                                                                                                                    

Illustre Presidente,                                                                                                                                                                                              

le Sue reiterate affermazioni apparse sulla stampa quotidiana "Il Governo siamo tutti noi" finalizzate chiaramente a richiamare ogni   cittadino alle proprie ineludibili responsabilità, attesa la delicatissima situazione economica/finanziaria in cui versa da fin troppo    tempo il nostro bistrattato Paese, le ritengo assolutamente condivisibili. E' un principio a cui mi sono, in verità, costantemente ispirato nella mia attività lavorativa svoltasi prevalentemente in campo bancario ma che - lo dico purtroppo con grandissima amarezza - non ha sortito alcun effetto se non quello di vedermi sistematicamente relegato in una sostanziale emarginazione riservatami, ovviamente, da tutti coloro che sono stati da me indicati come protagonisti di episodi di particolare gravità.                                    

Da qui la decisione di rivolgermi alla Sua autorevole persona al fine di ottenere quel sostegno necessario a fare piena luce su un settore incontestabilmente portante di ogni economia matura - quello cioè bancario/finanziario - ma sorprendentemente negletto dalle nostre autorità preposte al suo controllo. Mi riferisco in particolare ad uno dei più sconcertanti episodi che hanno costellato in questi ultimi anni il settore in parola: l'immane crac della PARMALAT che ha prodotto -  come Ella saprà bene -  perdite per ben 14 miliardi di Euro, pari a circa 28 mila miliardi delle vecchie lire, l'equivalente cioè di una manovra finanziaria del nostro Governo!  che, inevitabilmente, hanno chiamato in causa, come sempre, i già fin troppo tartassati contribuenti italiani.

Un disastro assolutamente prevedibile ed ampiamente evitabile ove ci fosse stata la reale volontà delle autorità demandate per legge al controllo del sistema bancario di intervenire con la dovuta tempestività avvalendosi delle mie pur puntuali segnalazioni inviate per tempo al Governatore pro-tempore della Banca d'Italia. Mi preme sottolineare che è lungi da me l'idea di santificare l'ex patron della PARMALAT - che non ho mai conosciuto nè direttamente nè indirettamente -  l'intento essendo quello di ristabilire un minimo di verità su quello squallido intreccio affaristico/finanziario che evidenzia senza ombra di dubbio una responsabilità che va ben oltre quella stabilita dalle sentenze a tutt'oggi emesse per l'incontestabile ruolo svolto da alcuni noti personaggi del nostro sistema bancario.

In proposito va sottolineato il sorprendente assoluto silenzio che si è dovuto registrare nel corso dei recenti processi celebrati a Milano e a Parma dove l'autorità inquirente non ha ritenuto di fare un benchè minimo riferimento al contenuto dei miei cinque esposti - fatti tenere, è bene ricordarlo, tempestivamente alle Procure interessate - che hanno evidenziato in modo inequivocabile una sequenza impressionante di pesanti omissioni e abusi di ufficio compiuti proterviamente per anni poprio dai vertici dell'Istituto demandato per legge ad assicurare il regolare funzionamento del sistema bancario. 

I quali vertici - pur pagati profumatamente da noi contribuenti - non hanno esitato a snobbare con deprecabile irresponsabilità  i loro delicati compiti procurando tante nefaste conseguenze ai danni di tanti risparmiatori il cui unico torto è stato quello di fidarsi ciecamente di quei controlli che una stampa interessata ritiene essere il top dell'efficienza! Altrettanto sorprendente è stata la conclusione dei collegi giudicanti di sollevare in toto il sistema bancario da ogni responsabilità nel crac della PARMALAT!

A tal proposito è del tutto lecito domandarsi: come si può pensare che in un crac di così enormi dimensioni - il più grande che si ricordi a memoria d'uomo nel nostro Paese - il sistema bancario possa essere rimasto del tutto estraneo? Come non ricordare i tanti micidiali tracolli che hanno costellato in questi ultimi anni il particolare settore - da quello delle banche di Michele Sindona a quello del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi attraverso le singolari disastrose operazioni compiute dalla Banca Nazionale del Lavoro e così via - tracolli che sono diventati inevitabili proprio per l'assenza di doverosi approfonditi controlli da parte di chi era tenuto su basi costituzionali ad impedire il loro perfezionamento?

Un andazzo, Signor Presidente, che varrebbe la pena di rimuovere con fermezza e determinazione onde evitare che la già compromessa situazione economica del nostro Paese vada sempre più peggiorando togliendo così ogni speranza di un futuro migliore alle nuove generazioni. Al fine, quindi, di evitare che ancora una volta venga stesa una coltre di silenzio sulle micidiali connivenze esistenti tra alcuni esponenti di spicco del nostro sistema bancario, varrebbe la pena, Signor Presidente, impegnarsi a risalire alle inammissibili coperture assicurate all'ex patron della PARMALAT onde inviare un chiaro messaggio ai vertici delle aziende di credito operanti nel nostro Paese che non saranno più tollerate inosservanze e violazioni di legge pena l'immediata radiazione degli stessi dai loro prestigiosi incarichi con tutte le conseguenze del caso.

Sono pienamente consapevole che l'attuale momento politico con i suoi pesantissimi risvolti economici consiglierebbe di soprassedere o rimandare un così pericoloso approfondimento ma il tessuto cancerogeno è talmente esteso nel delicato settore da imporre senza esitazione alcuna interventi di alta chirurgia per la sopravvivenza del nostro Paese. D'altra parte risalire alle immani responsabilità di coloro che non hanno ostacolato il compimento di questo colossale scempio non significa inseguire l'intento di assicurare loro una punizione esemplare dai risvolti penali ma l'avvio di un nuovo modo di fare politica nel delicato comparto pretendendo dai protagonisti un comportamento basato inderogabilmente sulla legalità e sulla professionalità.

Un impegno che richiede di certo - vale la pena sottolinearlo - ferrea volontà e grandissima determinazione, doti queste che riesce sempre più difficile ritrovare nei nostri attuali governanti. Ed é per questo che sono qui a chiederLe - spero anche a nome della maggioranza silenziosa degli italiani - di restare al Suo posto e di rendersi disponibile per un secondo incarico. Questo perchè Ella ha dimostrato in tante occasioni di possedere quel naturale carisma e quella necessaria autorevolezza che Le hanno consentito di convincere le nostre a dir poco riottose forze politiche a collaborare insieme - fatto unico nella storia travagliata del nostro parlamento -  per il bene del nostro Paese.

Ella converrà su di una realtà che é sotto gli occhi di tutti: già si preannunciano - all'indomani delle imminenti elezioni politiche - ataviche contrapposizioni e velleitarie rivincite che porteranno verosimilmente l'Italia ai margini dell'Unione Europea, a cui farà presumibilmente seguito il suo declassamento che si concluderà con la sua probabile uscita dalla UE.

Anche se Ella starà accusando una scontata stanchezza a seguito del prezzo altissimo che il Suo diuturno impegno richiede in termini di stress, Le rinnovo la mia esortazione a non abbandonare il campo di battaglia al fine di raggiungere il risultato assai encomiabile che si era riproposto.

Nell'intento di contribuire nel mio piccolo a tagliare questo traguardo, sono venuto nella determinazione di inviare copia della presente alle redazioni dei più importanti  organi di stampa nazionale con l'auspicio che si facciano portavoce in tutto il Paese della irrinunciabile necessità che Ella continui nella Sua lodevole lotta finalizzata ad assicurare un futuro migliore alle nuove generazioni. Nel rimanere a Sua totale disposizione per ogni qualsiasi chiarimento in ordine a quanto da me riportato nella presente, colgo l'occasione di augurarLe di trascorrere nella massima tranquillità  le prossime festività natalizie e di fine d'anno. Distinti saluti.

Dr. Domenico Mastropasqua

Già Ispettore della Banca d'Italia / Già Ispettore Tributario.                                                

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    

                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                 

                                                                                                                                                                                                                             

                                                                                                                                                                                    

 

Come a te ben noto, quello che accomuna i politici nostrani è la grande abilità a tracciare programmi ambiziosi che, poi, si guardano  bene dal realizzare. Vediamo ora, caro Grillo, se tu puoi costituire la prima vera significativa eccezione a questa malsana consuetudine sulla base del seguente episodio che ti ha visto assoluto protagonista in un recente passato. Come ricorderai, all'inizio dello spettacolo da te tenuto il 27/4/2005 al Palalottomatica di Roma annunciasti questa chicca: avevi raccolto ad una cena la confidenza di un alto dirigente del Gruppo Cassa di Risparmio di Roma che ti informò che sin dal 2002 il vertice del Gruppo era perfettamente al corrente della gravissima situazione in cui si dibatteva all'epoca la PARMALAT. Da qui una pesante invettiva nei confronti del Presidente del Gruppo, colpevole a tuo dire di non aver tempestivamente informato le autorità di controllo sulle disastrose conseguenze che sarebbero potuto ricadere sulla folta schiera di azionisti/risparmiatori che avevano investito i loro risparmi di una vita nelle azioni della società. Una chicca, oltre che assai gradita, del tutto impensabile visto che veniva nientepopodimeno sbandierata nel corso di un pubblico spettacolo. Ma il suo lato debole risiedeva nel fatto che le pesanti accuse formulate nei confronti del discusso personaggio si basavano, purtroppo per te, su semplici confidenze raccolte da un informatore e non su una probante documentazione, della cui esistenza non venne fatto alcun cenno. Ed è proprio per fare assoluta chiarezza sulla squallida vicenda che tentai - senza peraltro riuscirci - di contattarti personalmemte al fine di ristabilire l'ordine delle cose mediante una più puntuale ricostruzione dei fatti, supportati questa volta da adeguato materiale cartaceo, assolutamente incontestabile. Risultati, così, vani questi tentativi di parlarti direttamente volli prendermi una pausa di riflessione. Ma allorquando appresi dalla stampa quotidiana la notizia che era nelle tue intenzioni di scendere in campo, mi sembrò del tutto ovvio inviarti una e-mail in data 24/10/2007 visto che lo stato di decozione della PARMALAT risaliva nientemeno che al 1990 non su semplici congetture ma sulla base di una puntuale segnalazione da me inviata nel marzo 1991 all'allora Governatore della Banca d'Italia a cui aveva fatto seguito una seconda raccomandata a lui spedita nel novembre 1992. Questi i passi dell'e-mail più rilevanti:  

" Ciò in quanto la corruzione imposta per decenni dalla classe politica dominante ha procurato nel tessuto nazionale guasti spesso irreparabili laddove ha stravolto la corretta competizione tra i managers degli apparatri pubblici a tutto vantaggio delle esigenze clientelari e di nepotismo e, quindi, a scapito dei meriti personali richiesti. In questo desolante scenario nazionale un ruolo primario lo ha svolto il nostro sistema bancario sottrattosi da tempo - con la manifesta accondiscendenza dell'Organo di Vigilanza -  a quegli inevitabili controlli che ne avevano assicurato in passato il regolare sviluppo e funzionamento. Con la conseguenza del rafforzamento nel delicatissimo settore della devastante legge della giungla dove la legalità viene pesantemente e sistematicamente umiliata con rovinosi riflessi economici per il nostro martoriato Paese. Un caso su tutti: l'immane crac della PARMALAT - la più grande catastrofe finanziaria che si ricordi a memoria  d'uomo nel nostro Paese -  che ha evidenziato senza ombra di dubbio la costante copertura assicurata alla società da parte degli Organi di controllo i quali erano perfettamente consapevoli dello stato di decozione in cui versava la PARMALAT già dalla fine dell'anno 1990. Si impone, così, l'esigenza che la politica non rimanga più a lungo esclusivo appannaggio dei professionisti della stessa e che sia assicurato un ricambio generazionale di quegli uomini che più degli altri hanno contribuito a condurre l'Italia allo sfascio attuale. Con la tua discesa in campo ci dai una forza e delle motivazioni in più per il raggiungimento di un tale agognato traguardo".              

Non avendo ottenuto da te alcuna risposta, il successivo 30/10/2007 ponemmo mano a questa seconda e-mail: Caro Grillo, ti saremmo veramente grati se tu ci facessi conoscere il tuo pensiero in merito al contenuto della nostra e-mail in oggetto.                             

 Alcuni giorni dopo, sempre per e-mail, ci venne fatta questa stupefacente precisazione: Poichè la posta in arrivo è tanta, non possiamo rispondere a tutti!!!!!  Così regolandoti, hai perso una ghiotta occasione per richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla palese inconsistenza dell'operato dell'Organo di Vigilanza che avrebbe di certo indotto quest'ultimo ad un più puntuale controllo sul sistema bancario con la conseguenza di impedire la maturazione del nuovo scempio con protagonista, questa volta, il Monte dei Paschi di Siena con la consueta perdita di migliaia di miliardi di Euro. Come vedi, non è affatto sufficiente urlare accuse contro il sistema Italia, notoriamente pervaso da laceranti fenomeni corruttivi, risultando per contro più produttivo ed efficace affinare la lotta affinchè i corrotti vengano sistematicamente individuati con una seria opera di prevenzione - che non deve subire per nessun motivo eccezione alcuna - comminando agli stessi le pene previste dal nostro codice penale senza le ricorrenti attenuanti che, permettendo loro di pagare un prezzo minimale, spinge tanta gente ad imitare le loro tracotanti imprese. Correlativamente dobbiamo pretendere che gli incarichi più prestigiosi vengano assegnati a persone di comprovata onestà e professionalità. In conclusione, per raggiungere questo irrinunciabile traguardo, è del tutto errato posizionarsi all'esterno ad osservare l'edificio che va sbriciolandosi - il nostro amato Paese - essendo molto più ragionevole concorrere al suo consolidamento entrando in esso e puntellando i suoi pilastri più deboli. Mi auguro che tu voglia riflettere su queste ultime fraterne considerazioni. Un saluto. 

 

 

 

                                                                                                                                                                                                          

 

 

                                                                           

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